Europa e Marmi del Partenone: una causa comune Futuro del passato

Europa e Marmi del Partenone: una causa comune

Archeologia Viva n. 173 – settembre/ottobre 2015
pp. 64-70

di Dusan Sidjanski

Uno dei più autorevoli sostenitori del ritorno in Grecia dei Marmi del Partenone prende la parola per ricordare i motivi di una restituzione che non ha più ragione di rimanere inevasa

Una causa da risolvere nell’ambito della “casa comune europea” che riposa sulla cultura derivata dai contributi di Grecia Roma e Gerusalemme

Non mi piace l’appellativo “Marmi di Elgin” per indicare i Marmi del Partenone. Lord Elgin, ambasciatore del Regno Unito presso la Sublime Porta di Costantinopoli, all’inizio del XIX secolo si è appropriato non solo del complesso unitario dei fregi scultorei del monumento più famoso e rappresentativo dell’Ellade, ma degli stessi “diritti d’autore” di Fidia.

Ho passato molto tempo a riflettere sull’Acropoli. Sono convinto che l’Acropoli e il Partenone, capolavori di Fidia nella epoca di Pericle e massimo contributo alla nostra civiltà da parte della cultura greca, siano un simbolo emblematico per tutti noi.
Sono un fervente sostenitore del ritorno in Grecia e della riunificazione dei Marmi del Partenone conservati al British Museum.

L’Acropoli, punto di riferimento per l’Europa

Sono un fervente sostenitore del ritorno in Grecia e della riunificazione dei Marmi del Partenone conservati al British Museum.

Il mio interesse per questa causa nacque quando ero ancora uno studente al Politecnico di Losanna ed ebbi come professore Jean Tschumi, padre di Bernard (l’autore del nuovo Museo dell’Acropoli ad Atene), ambedue architetti di fama mondiale, che ci illuminò sull’evoluzione dell’architettura nella storia, dall’Egitto alla Grecia, e via di seguito.

Un secondo motivo, non meno importante, è che, avendo sposato una donna greca, decisi di passare un anno (1955-56) in Grecia nel tentativo di imparare la lingua e di lavorare. L’Acropoli divenne così il mio rifugio ogni volta che volevo riflettere su dei problemi personali e filosofici. Era il posto dove mi ritiravo per schiarirmi le idee e rimettere gli eventi della vita nella giusta prospettiva.

In quel periodo conobbi Denis de Rougemont (filosofo e saggista svizzero, 1906-1985) con cui avviai un intenso dialogo sulla cultura europea e sulle fondamenta di un possibile futuro federalismo, che rappresentava il nostro sogno comune. Concordavamo che la cultura europea – pietra angolare di qualsiasi attività creativa – si appoggiasse su tre pilastri, come già aveva sostenuto Paul Valéry: l’antica Grecia, l’Impero romano e il Cristianesimo.

Ne conseguiva (ne consegue) l’importanza del Partenone, ovvero la perfetta esemplificazione del patrimonio culturale ereditato dall’antica Grecia e basato sul primo riconoscimento in epoca storica del valore della persona. […]