Antichi Sardi in cucina Come mangiavamo...

Antichi Sardi in cucina

Archeologia Viva n. 173 – settembre/ottobre 2015
pp. 54-62

di Maria Ausilia Fadda

In un periodo di grande attenzione mondiale per il cibo una breve sintesi dei sistemi di cottura e di alimentazione degli antichi Sardi

Sintesi consentita da decenni di ricerche archeologiche nell’isola e che evidenzia le tecniche artigianali e di “design” che ci giungono dalla preistoria in un connubio di funzionalità e gusto estetico

Dai più noti scrittori dell’antichità – Orazio, Giovenale, Lucullo, Columella, Terenzio Varrone, Gavio Apicio, Plinio il Vecchio… – conosciamo le abitudini alimentari del mondo romano (vedi: AV n. 171), mentre non è altrettanto facile avere informazioni sui modi di alimentarsi nella preistoria e protostoria. Per ricostruire i sapori di questi periodi occorre esaminare l’evoluzione delle tecnologie nei manufatti per la “cucina”, che hanno portato a selezionare le forme più funzionali alla cottura dei diversi cibi. Nell’articolo affronteremo l’argomento utilizzando la notevole documentazione che ci viene da decenni di scavi nei siti delle diverse culture prenuragiche e nuragiche della Sardegna.

Il Neolitico: la grande svolta nell’alimentazione

Il cibo ha da sempre accompagnato la vita dell’uomo nei momenti più intimi della vita familiare, negli incontri sociali e devozionali, nella celebrazione delle competizioni atletiche e poetiche e negli stessi riti funerari. La scoperta delle diverse possibilità degli strumenti di cottura ha rappresentato la chiave di volta nella produzione di manufatti, che hanno consentito un consapevole cambiamento dei sapori.

Prima della cosiddetta “rivoluzione agricola” l’uomo si nutriva solo di alimenti disponibili in natura, in un regime di temporanea e precaria autosufficienza. Bisogna arrivare a un’epoca relativamente recente, il Neolitico antico (5700-4900 a.C.), perché, da nomade cacciatore e raccoglitore che era stato per centinaia di migliaia di anni, l’uomo impari a riconoscere, selezionare e coltivare graminacee e leguminose, specie che garantivano la più importante base alimentare, e, necessariamente, diventi sedentario scegliendo di vivere in dimore stabili nell’ambito di un territorio adatto a specifiche coltivazioni e ad altre nuove attività.

I prodotti in esubero – considerati dagli economisti come una primordiale forma di proprietà privata e di capitalizzazione – stimolarono la ricerca di vari metodi di conservazione in semplici contenitori d’impasto. Alla funzionalità dei contenitori si aggiunse poi la ricerca dell’aspetto estetico. […]