Incontro con Simona Rafanelli La voce della storia

Simona Rafanelli Intervista Vetulonia

Archeologia Viva n. 186 – novembre/dicembre 2017
pp. 72-73

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Vetulonia? Centosessanta anime contro ventimila nell’antichità – Una preziosissima fibula d’oro semplicemente donata al museo – Isidoro Falchi da garibaldino a medico-archeologo (come spesso capita) – Non chiedete a un etruscologo da dove “vengono”… – La musica degli Etruschi non è più così misteriosa»

Per trovarla dobbiamo arrampicarci sulla strada, stretta e tutta curve, che porta in cima al colle, dove il piccolo paese di Vetulonia posa sui resti di una delle più importanti e “industrializzate” città d’Etruria. Dal piazzale del museo si vede il mare di Castiglione della Pescaia e poi i monti che chiudono la piana di Grosseto, su uno dei quali è Roselle, la sorella-rivale dirimpettaia.

Simona ci ha sentiti ed è già balzata fuori dalla sua stanza di direttore, con l’inesauribile vivacità – anche fisica – che non lesina in qualsiasi occasione. È una stimatissima studiosa del mondo etrusco, allieva del grande Giovannangelo Camporeale, da poco scomparso, e, insieme, un effervescente motore di iniziative (mostre, scavi, convegni, pubblicazioni…) con il cuore che batte sempre lì, la civiltà dei Tirreni. Memorabili sono rimaste le “giornate di Archeologia Viva” organizzate a Vetulonia con centinaia di nostri lettori che hanno invaso il paese e i boschi che lo circondano, dove si mimetizzano le necropoli, le mura, le abitazioni antiche.

E poi la dovreste vedere quando, insieme a Stefano Cantini, presenta la “musica degli Etruschi”, ovvero i risultati delle ricerche che lei etruscologa e lui grande sassofonista conducono da anni per ridare un suono agli strumenti che compaiono nelle scene di convivio e di simposio delle sepolture aristocratiche.

Dal 2002 il vulcano Rafanelli dirige il Museo civico archeologico “Isidoro Falchi”, organizzando mostre annuali, volte ad approfondire la conoscenza di Vetulonia e più in generale degli Etruschi, anche in diverse regioni (la Romagna con Verucchio, la Campania con Pontecagnano e Capua…), e dei loro rapporti con altre culture dell’Italia antica (con gli Enotri di Basilicata, con la Sardegna nuragica, con l’ambiente italico di Umbria e Abruzzi e, da ultimo, con Pompei e l’intera realtà vesuviana), nel quadro di un progetto focalizzato sullo sviluppo delle strutture abitative nel territorio della Maremma antica.

Andate a trovarla, fatevi riconoscere lettori della rivista, e vi spalancherà le porte del suo bellissimo museo, anche in pieno inverno, quando lassù, sul colle che guarda il mare, fischia il vento e vola lo spirito di un medico condotto… […]