Castellazzo di Monte Iato: Federico II in Sicilia Dentro lo scavo

Monte Jato Federico II in Sicilia

Archeologia Viva n. 186 – novembre/dicembre 2017
pp. 60-65

di Ferdinando Maurici, Antonio Alfano e Alberto Scuderi

Sulla storica montagna dell’entroterra di Palermo divenuta nel medioevo una roccaforte musulmana – già sede di una città d’altura prima elima e poi greca e romana – si consumò l’ultimo atto della rivolta degli arabi di Sicilia assediati dalle truppe imperiali: uno scavo sta ora riportando in luce le strutture del grande accampamento fortificato federiciano

Apartire dalla morte nel 1189 di Guglielmo II il Buono, uno dei re normanni più amati dalla propria gente, fino al 1246 la Sicilia, in particolare la parte occidentale, fu sconvolta a più riprese dalla ribellione della superstite popolazione musulmana, di lingua araba e berbera.

La fine della dinastia degli Altavilla (Guglielmo II morì senza lasciare eredi) determinò il crollo quasi repentino di un modello di governance attuato dopo la conquista normanna (iniziata nel 1061 con lo sbarco a Messina delle prime navi vichinghe e terminata nel 1091 con la conquista di Noto) che aveva portato a una convivenza sostanzialmente pacifica con i precedenti dominatori dell’isola, per quanto non fossero mancati brutali episodi di aggressione ai danni dei saraceni, com’era accaduto nel 1161.

D’altronde, l’impronta araba e islamica, dopo due secoli e mezzo di dominazione musulmana, aveva influenzato ampiamente la Sicilia normanna, dalla stessa concezione e dalle liturgie del potere alle manifestazioni artistiche, prima fra tutte l’architettura.

La morte di Guglielmo II, il breve e convulso regno di Tancredi (1189-1194), grande nemico dei musulmani di Sicilia, la conquista sveva e il vuoto di potere seguito alla morte di Enrico VI Hohenstaufen (re di Sicilia dal 1194 al 1197) e Costanza d’Altavilla, quando il trono passò al figlio Federico II di appena tre anni, costituirono lo scenario in cui crebbe e si rafforzò una sorta di secessione con la nascita di un vero e proprio stato islamico ribelle, un “emirato sulle montagne” della Sicilia occidentale, quasi alle porte di Palermo.

Questa situazione non poteva certo essere tollerata da Federico II quando, all’indomani dell’incoronazione a Roma, nel 1220 per mano di Onorio III, fece ritorno nel regno meridionale e nella stessa Sicilia.

Dopo avere sconfitto Tommaso da Celano, conte del Molise, e altri nobili ribelli nel Mezzogiorno, dal 1221 il nuovo imperatore si impegnò nella repressione della rivolta musulmana, cercando tuttavia di ricondurre i ribelli nell’alveo della tradizionale fedeltà dell’epoca normanna. Ma la situazione si presentava ormai irreversibile.

La guerra divampò fra le montagne della Sicilia occidentale, in particolare nella zona di Monte Iato, principale roccaforte degli arabi e sede dello stesso emiro Muhammed ibn Abbad. […]