Archeologia Viva n. 186 – novembre/dicembre 2017
pp. 30-39
di Maria Costanza Lentini, Fabio Caruso, Massimo Frasca e Antonella Pautasso
Fino a non molto tempo fa si pensava che la città fondata dai greci calcidesi sulle rive dello Jonio ai piedi dell’Etna fosse stata cancellata da ripetute colate laviche
Le indagini degli ultimi decenni nel centro storico hanno invece restituito le testimonianze vive di un grande centro ellenico strettamente legato alle vicende della madrepatria e al culto delle proprie divinità
Catania sopravvive all’Antichità, mantenendo immutato il nome della colonia greca, Katane, fondata, secondo lo storico ateniese Tucidide, poco dopo Leontinoi (attuale Lentini, una trentina di chilometri più a sud), cioè dopo il 729 a.C., da coloni calcidesi – gli stessi di Naxos, prima colonia ellenica in Sicilia – sotto la guida di Evarco (Euarchos, ‘il buon comandante’).
Dunque, le origini di Catania risalgono alla stessa nascita della civiltà urbana in Sicilia e in Occidente. Di tale alta antichità la città conserva tracce rilevanti all’interno di un’estesa stratigrafia che, quando visibile, produce sorprendenti crasi temporali, come nel caso del teatro antico, o dell’anfiteatro, entrambi immersi nel tessuto urbano settecentesco.
Il racconto della fondazione è singolare: somiglia – come rileva lo storico israeliano Irad Malkin – a una moderna guerra di conquista, e ancora più rilevante è che, al contrario di Leontinoi, che, come Naxos, ebbe Thukles come ecista, i Catanesi ne avessero rivendicato uno loro, Evarco appunto, dal nome emblematico.
Assedi e distruzioni: una costante per Catania
Non sappiamo molto dei primi secoli di vita. Alla notizia sulle origini catanesi del legislatore Caronda riportata da Aristotele (Politica), vissuto nel VI sec. a.C., si aggiungono informazioni sul soggiorno nella città di uomini illustri, quali il filosofo presocratico Senofane di Colofone (570-475 a.C.), i poeti Stesicoro (VII-VI sec. a.C.), che qui morì, e Ibico (circa 570-522 a.C.).
Nel 476 a.C. Ierone, tiranno di Siracusa, deportò i cittadini a Leontinoi, ripopolando Catania con diecimila nuovi abitanti, tutti siracusani e peloponnesiaci (Diodoro).
La stessa denominazione di Katane fu modificata in Aitna: con tale nome la città è celebrata da Pindaro nella prima delle odi Pitiche, scritta in onore di Ierone, e da Eschilo nella tragedia perduta Le Etnee.
Poco dopo la morte di Ierone (467 o 466 a.C.), Ducezio trasferì i nuovi abitanti nell’entroterra, a Inessa/Aitna (forse identificabile con Civita di Paternò); così, a partire dal 461 a.C., Catania poté recuperare il suo nome e l’antica popolazione (Diodoro; Strabone). […]