Archeologia Viva n. 173 – settembre/ottobre 2015
pp. 46-53
di Alfredo e Angelo Castiglioni
Talvolta le “scoperte”… si ripetono: è il caso della cometa che avrebbe prodotto il bellissimo materiale trasparente che si trova a ovest del Nilo in pieno Deserto Libico già studiato nel corso del Novecento ben prima degli attuali “annunciatori”
La zona del “silica glass” è stata indagata anche da una spedizione italiana e ora i fratelli Castiglioni ci spiegano come stanno le cose
Qualche tempo fa una notizia, pubblicata sul Corriere della Sera e che ha fatto il giro del mondo, annunciava che un team di scienziati sudafricani ha trovato la prova dell’impatto di una cometa con la Terra.
A ovest del Nilo in pieno Deserto Libico
Questa cometa sarebbe venuta a contatto con l’atmosfera terrestre 28,5 milioni di anni fa nel Deserto Libico. Il calore sviluppatosi vetrificò la sabbia originando il materiale che oggi viene chiamato silica glass. Una straordinaria “scoperta” a dir poco tardiva, che merita alcune puntualizzazioni.
«Le carovane che attraversano il deserto da Abu Minqar (Egitto) a Cufra (Libia) devono fare molta attenzione. C’è una vasta regione dove il terreno è cosparso di “pietre verdi” bellissime ma taglienti che possono ferire le zampe dei dromedari». Questa curiosa descrizione, contenuta in un manoscritto medievale arabo, è la prima notizia dell’esistenza del silica glass. Molti viaggiatori cercarono in seguito il misterioso minerale, senza risultato.
Ci riuscì, alla fine del 1932, l’esploratore inglese Patrick A. Clayton, che riportò a Londra pochi frammenti di questo vetro naturale. Clayton apparteneva a quella categoria di viaggiatori che a caparbietà e tenacia nel voler raggiungere l’obiettivo univano un coraggio senza limiti. Da buon inglese, il suo stile nel vestirsi e comportarsi era impeccabile, tanto che un giornalista scrisse di lui: «Parte per un viaggio di centinaia di chilometri in territori sconosciuti come se uscisse per andare in ufficio». […]