Incontro con Alessandro Barbero La voce della storia

Intervsta ad Alessandro Barbero

Archeologia Viva n. 172 – luglio/agosto 2015
pp. 78-81

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«L’età di mezzo è una definizione storica nata con un’accezione negativa già nel Medioevo»

«L’intolleranza religiosa non distingue particolarmente quel lungo periodo»

«Un problema nostro è ragionare per schemi ma la storia non si taglia a fette»

«Con Carlo Magno l’Europa assume per la prima volta una sua fisionomia»

«Legnano cambiò il corso della storia italiana»

Ha un modo di parlare travolgente. Il racconto storico sembra erompere dall’intimo di Alessandro Barbero, come ha potuto costatare il grande pubblico di “tourismA” durante il suo intervento sul Medioevo, in memoria di un maestro dell’archeologia medievale, Riccardo Francovich, al recente “XI Incontro nazionale di Archeologia Viva”.

Che è anche il motivo della popolarità mediatica di questo grande studioso e divulgatore dell’“età di mezzo”, come ormai ci dobbiamo rassegnare a chiamare mille anni di storia che in realtà non furono per niente “mediani”. Barbero è ordinario di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, a Vercelli.

La sua produzione bibliografica è enorme, nonostante la “giovane” età (è del 1959), ma, soprattutto, i suoi libri sono ben leggibili e coinvolgenti (caratteristica che non ricorre spesso nelle pubblicazioni degli “addetti ai lavori”). Solo qualche titolo: Carlo Magno, un padre dell’Europa (2000), Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’impero romano (2006); Lepanto, la battaglia dei tre imperi (2010); Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali (2013).

D: L’intervista con un grande esperto di Medioevo non può iniziare che con una domanda: c’è davvero stata l’“età di mezzo”?

R: C’è stato un lunghissimo periodo, così lungo che chiamarlo “età di mezzo” è un’assurdità. E comunque, non si è trattato certo di un periodo unico e ben connotabile: tra il mondo di Carlo Magno e quello di Dante non c’è quasi niente in comune…

D: Come mai si è data questa definizione allora?

R: La definizione di “età di mezzo” o Medioevo è anche il motivo per cui quest’epoca fa parte del nostro immaginario in senso negativo. Sappiamo cosa significa dire “roba da Medioevo”. Come si è giunti a questa definizione? Nel Medioevo le persone colte, i dotti, quelli che oggi chiameremmo “intellettuali”, erano ben coscienti di non vivere più nell’antichità, del passaggio dal paganesimo al cristianesimo, sapevano che era caduto l’Impero romano, sapevano delle invasioni barbariche.

Insomma, avevano ben chiaro che c’era stato un mondo antico e che ora si viveva l’epoca nuova. Gli intellettuali del Medioevo parlando di questi argomenti si definivano “moderni”. Di fatto dopo un periodo di ristagno della civiltà occidentale, quale fu senz’altro l’Alto Medioevo, si assiste a una ripresa forte.

Il Basso Medioevo, grosso modo dal Mille in poi, è un periodo di crescita spettacolare dal punto di vista demografico, economico, tecnologico. Così, gli stessi uomini del Medioevo cominciano a pensare di vivere un’epoca straordinaria, ben diversa rispetto a qualche tempo prima, e a disprezzare il passato recente. Intellettuali e scrittori affermano che la stessa lingua colta, il latino, nella loro epoca è molto più corretta ed espressiva rispetto all’uso che se ne faceva nella precedente età barbarica.

Poi vengono gli architetti che vogliono tornare a fare le cupole, come gli antichi… Pian piano si crea un clima per cui la gente si convince di vivere un tempo moderno, di nuovo una grande civiltà. Ciò che viene prima non merita nemmeno un nome specifico e si parla semplicemente di una “età di mezzo” tra le glorie attuali e quelle del mondo antico. Si forma così il concetto di Medioevo. […]