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Il grandioso complesso dell’Acqua Claudia

Archeologia Viva n. 171 – maggio/giugno 2015
pp. 68-73

di Paolo Lorizzo

In Lazio nei pressi del lago di Bracciano si conservano i resti di un fastoso complesso residenziale forse fatto realizzare nella fase finale dell’epoca romana repubblicana da Lucio Cornelio Balbo il Maggiore

Nel territorio di Anguillara Sabazia, la bella cittadina laziale sospesa sulle rive del lago di Bracciano, qualche chilometro a sud del lago stesso si conserva l’antico complesso residenziale dell’Acqua Claudia (cosi chiamato perché all’interno dell’omonimo stabilimento idrominerale), a suo tempo collegato all’antica via consolare Clodia da un diverticolo stradale, i cui resti sono ancora visibili nelle vicinanze.

Grazie a una ricca sorgente e al fiume Arrone che scorre vicino, la vegetazione cresce rigogliosa e fa da cornice a una delle aree archeologiche più importanti dei monti Sabatini.

Le prime notizie vennero riportate da Antonio Nibby nella sua Analisi storico-topografico-antiquaria della Carta de’ dintorni di Roma (1837), dove lo storico romano aveva identificato una cisterna circolare e alcune porzioni murarie.

I primi scavi sistematici vennero effettuati dall’archeologo Roberto Vighi a partire dal 1934, durante i quali fu riportata in luce una parte dell’esedra, un tratto dell’ambulacro retrostante e alcuni ambienti dei livelli superiori. Qualche anno dopo gli scavi vennero abbandonati e presto la vegetazione si rimpossessò di gran parte delle strutture.

Soltanto nel 1981 la Soprintendenza archeologica per l’Etruria Meridionale, in collaborazione con la British School di Roma, effettuò alcuni sondaggi che permisero una migliore comprensione dell’impianto. Dal 2010 l’area è oggetto d’indagini da parte dell’Associazione archeologica “Antica Clodia” sotto la supervisione della stessa Soprintendenza. […]