Grotte di Pertosa: le palafitte nella caverna Età del Bronzo

Grotte di Pertosa

Archeologia Viva n. 171 – maggio/giugno 2015
pp. 28-38

di Felice Larocca

In Campania il famoso complesso carsico di Pertosa presenta il caso eccezionale di due abitati palafitticoli costruiti all’interno dell’ampia antegrotta

Le ricerche iniziate alla fine dell’Ottocento e poi interrotte per la realizzazione di un invaso artificiale sono riprese ultimamente consentendo di ricostruire al meglio le vicende umane che interessarono questo antro spettacolare

Una sorgente, dovunque essa si trovi, attira sempre l’attenzione dell’uomo. Quando si origina dalla viva roccia e le sue acque scaturiscono dal buio sotterraneo, poi, assume un carattere misterioso e magico al contempo. Nella bassa valle del Tanagro – fiume che attraversa tutto il Vallo di Diano, in Campania, per riversarsi infine nel Sele – l’ampio ingresso di una vasta caverna, come un enorme occhio scrutatore, ha controllato da sempre il passaggio umano nel territorio circostante.

Si tratta dell’imbocco di quelle che oggi conosciamo come Grotte di Pertosa, un sistema sotterraneo tra i più estesi dell’intera regione campana. Questa cavità, aperta al pubblico e visitata ogni anno da decine di migliaia di turisti, è enorme, con ambienti adorni di spettacolari concrezioni.

La sua maggiore peculiarità, tuttavia, è il torrente sotterraneo che vi scorre per lungo tratto e che riemerge in superficie dall’enorme entrata. Qui una diga, eretta attorno al 1910 per lo sfruttamento idroelettrico delle acque, ha innalzato talmente il livello del torrente che, per accedere nei recessi più profondi della grotta, è necessario utilizzare apposite imbarcazioni.

Proprio sotto la banchina costruita per il loro ormeggio si cela il segreto millenario delle Grotte di Pertosa: un duplice livello palafitticolo di cui il più profondo, esteso per tutta la superficie dell’antegrotta, circa 3500 anni fa rendeva transitabile un’area altrimenti occupata dal corso d’acqua e dalle sue sponde fangose. […]