Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa La grande Storia

Imperatore Traiano

Archeologia Viva n. 188 – marzo/aprile 2018
pp. 40-51

di Alessandra Balielo, Maria Paola Del Moro, Marina Milella e Lucrezia Ungaro

La ricorrenza dei millenovecento anni dalla morte e la mostra in corso ai Mercati di Traiano sono l’occasione per parlare dell’uomo sotto il quale l’impero di Roma raggiunse il proprio apogeo: conquiste militari senza esclusione di colpi welfare e saggia amministrazione monumenti splendidi e infrastrutture efficienti coinvolsero una realtà territoriale su cui oggi si estendono
ben trenta stati su tre continenti diversi

Al tempo stesso accorte campagne di comunicazione garantirono a Traiano il consenso popolare attraverso monete iscrizioni monumenti statue rilievi decorazioni e – non ultima – la intelligente collaborazione “politica” delle donne della sua famiglia

Traiano muore nel 117 d.C. e la sua memoria si perpetua da allora come quella del migliore degli imperatori, “optimus princeps”: nella tarda antichità il Senato di Roma salutava ciascun nuovo imperatore con l’augurio di essere «felicior Augusti, melior Traiani» (Eutropio, Breviarium, 8.5.3), ovvero ‘più fortunato di Augusto e migliore di Traiano’, mentre nel Medioevo la Divina Commedia lo colloca addirittura in Paradiso, benché pagano (Dante, Paradiso, XX, 101-117).

Era stato certamente un buon generale, sostenuto dai suoi legionari, impegnato a mantenere la sicurezza delle frontiere. Alla sua morte l’Impero aveva raggiunto la massima estensione: 5 milioni di chilometri quadrati, su un territorio che oggi comprende trenta nazioni. Anche se le ultime conquiste in Oriente sarebbero state abbandonate – saggiamente – dal successore Adriano (117-138), Traiano fu tuttavia ugualmente onorato con un trionfo postumo, terminato eccezionalmente presso la sua tomba, altrettanto eccezionale: il basamento della Colonna Traiana.

Era anche stato un saggio amministratore, capace di gestire e organizzare la macchina statale in accordo con il Senato e con le classi dirigenti delle province, di curare la creazione di infrastrutture e di intervenire con provvedimenti sociali per garantire la prosperità dell’Impero.

Soprattutto Traiano era stato un grande comunicatore, attento a fare in modo che le sue imprese e le sue realizzazioni fossero ricordate: testi letterari, come il Panegirico di Plinio il Giovane, ritratti ufficiali, monete, rilievi, iscrizioni e grandiosi monumenti celebrativi, splendidi di marmi e sculture, ci tramandano l’immagine che egli stesso volle trasmettere.

I ritratti di Traiano giunti fino a noi sono i più numerosi dopo quelli di Augusto, e Costantino lo chiamava scherzosamente ‘erba parietaria’ (Ammiano Marcellino, 27.3.7), perché aveva collocato iscrizioni con il proprio nome su un gran numero edifici, anche se li aveva solo restaurati.  […]