Un gioco da… perderci la testa Civiltà precolombiane

Aztechi e i giochi antichi

Archeologia Viva n. 189 – maggio/giugno 2018
pp. 58-66

di Davide Domenici

L’Europa rimase stupita dai giocatori inviati da Cortés e da quell’insolita sfera che rimbalzava

Ma per i popoli della Mesoamerica si trattava di un gioco molto antico carico di valenze politiche e religiose

E probabilmente anche di carattere sacrificale a cui potevano prendere parte i leader delle comunità per mettere in scena conflitti mai sopiti e nuove alleanze

Quella palla rimbalzava come non si era mai visto… I giocatori saltavano come acrobati per colpirla con i fianchi riparati da protezioni di cuoio…

Fu la scena che gli attoniti spettatori della corte di Carlo V si trovarono davanti agli occhi quando, nel 1528, ebbero modo di osservare lo spettacolo dato da un gruppo di giocatori aztechi che il conquistatore Hernán Cortés aveva inviato in Europa dalle lontanissime colonie messicane.

L’artista tedesco Christoph Weiditz (1498-1559), durante il suo soggiorno in Spagna, immortalò la scena in un dipinto che, come un’istantanea d’altri tempi, ci ha trasmesso la memoria di quella prima esibizione di atleti aztechi in terra europea.

In Mesoamerica quel gioco era praticato da millenni. Le più antiche palle di gomma, realizzate aggomitolando una lunga striscia di caucciù, sono state rinvenute in una laguna nel sito olmeco di El Manatí (Veracruz), dove tra il 1700 e il 1600 a.C. vennero depositate delle offerte alle divinità sotterranee delle acque e della fertilità.

Di un paio di secoli più tardi è invece il più antico campo da gioco che ci è noto, scoperto nel sito di Paso de la Amada (Chiapas), costituito da due monticoli di terra disposti parallelamente a delimitare uno spazio rettangolare, lungo 78 metri e largo 7.

Significativamente, questo campo fu realizzato su un lato di una piazza dove si affacciava anche quella che è oggi considerata la più antica abitazione signorile della Mesoamerica. […]