Eridu e il giardino dell’eden Scavi in Iraq

Iraq. Eridu e il giardino dell’eden

Archeologia Viva n. 170 – marzo/aprile 2015
pp. 44-55

di Franco D’Agostino

Per i Sumeri era la prima città in cui un consesso di uomini si fosse raccolto e avesse sentito la necessità di darsi un’organizzazione “statale”

Una nuova missione della Sapienza nella bassa Mesopotamia cercherà di fare luce su un’entità territoriale estesa fra deserto e paludi deltizie dove ottomila anni fa prese avvio la civiltà urbana

Dall’alto della Ziqqurat, per quanto l’occhio possa spaziare, non c’è intorno altro che un’inquietante solitudine e non si vede se non un malinconico deserto che ti circonda per miglia.

Verso nord si dipana la pianura, gialla in aprile e non mitigata se non da radi arabeschi di sale che si aprono come le code dei cavalli alla brezza, mentre in lontananza, appena visibile nelle mattine come una bolla che poi scompare nell’afa pomeridiana, c’è la torre templare di Muqayyar (Ur)»: è la terribile descrizione che l’orientalista inglese R. Campbell Thompson fece nel 1918 del panorama che scorgeva dalla grande Ziqqurat di Eridu.

Ma chi si avventura oggi sulle rovine di Tell Abu Shahrain, il nome moderno del sito, nel deserto dell’Iraq meridionale, non prova sensazioni diverse, in questa parte del mondo, dove da metà aprile a fine ottobre non c’è speranza di pioggia, l’afa attanaglia la gola, il vento passa tra gli arbusti con un suono lamentoso e dalla terra bollente si alzano flussi d’aria ondulanti che rendono opaca la vista.

La sensazione è di un sogno asfissiante. La differenza con quello che vide l’archeologo inglese la fanno i residuati delle guerre che queste rovine hanno visto negli ultimi trentacinque anni: spezzoni di bombe, proiettili, cartucciere, taniche accartocciate…

La sagoma nera di una camionetta che ha preso fuoco giace ai piedi della Ziqqurat; accanto è una torretta arrugginita costruita nel 2003 dai nostri Carabinieri, che avevano il compito di proteggere il patrimonio dell’Iraq sumerico: nella regione il lavoro che svolsero, durato pochi mesi a causa del terribile attentato di Nasiriyah, è ancora portato ad esempio.

Questo è ciò che qualsiasi visitatore noterebbe, ma per un archeologo Eridu è quanto di più straordinario si possa immaginare. […]