Incontro con Francesco Tiradritti La voce della storia

Archeologia Viva n. 169 – gennaio/febbraio 2015
pp. 74-75

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Le piramidi non hanno niente di misterioso e non sono neanche quei monumenti “perfetti” che stimolano tante strane fantasie»

«La popolarità dell’Egitto antico deriva da un combinazione di immediatezza, mistero, morbosità e stupore»

«Dobbiamo stare attenti a non schematizzare troppo la storia egizia che è molto più complessa e sfumata di quanto appaia»

La conoscenza e l’amicizia con Francesco Tiradritti risalgono a quindici anni fa, quando lo incontrammo per la mostra “Sesh. Lingue e scritture dell’antico Egitto” da lui organizzata a Milano. Da allora è nata una collaborazione che si è concretizzata in tanti articoli pubblicati sulla nostra rivista, tutti di piacevole leggibilità, perché Tiradritti, oltre che ottimo egittologo, è anche un bravo divulgatore. E quest’ultimo è un grande complimento, perché chi sa bene spiegare vuol dire che ha le idee chiare.

Attualmente insegna Egittologia all’Università degli Studi di Enna “Kore” e dirige la Missione Archeologia Italiana a Luxor nel complesso funerario di Harwa (TT 37) e Akhimenru (TT 404). Fra i molti prestigiosi incarichi ricoperti ricordiamo che è stato “Scholar” presso il Getty Research Institute di Los Angeles e detentore della Cattedra di Eccellenza di Storia dell’Arte “Dorothy K. Hohenberg” presso l’Università di Memphis (Tennessee), ha lavorato al progetto del Grand Egyptian Museum di Giza e suo è quello per il rinnovo del Museo Egizio di Torino.
Ha curato il volume Tesori egizi del Museo del Cairo (1998) ed è autore di Pittura murale egizia (2008), oltre che di numerose pubblicazioni scientifiche sull’Egitto e sul Sudan antichi.

D: Per l’Egitto antico si parla di una civiltà plurimillenaria, forse la più longeva del pianeta tanto da battere in durata lo stesso impero cinese. Come possiamo spiegare questo grandioso fenomeno storico?

R: È spiegabile proprio nel modo di essere delle civiltà egizia. Questa elaborò da subito una precisa ideologia che mantenne inalterata lungo tutto il corso della sua storia. Per millenni si evolse senza mai abbandonare i propri principi, centrati sulla figura del sovrano. La stessa geografia della valle del Nilo, racchiusa tra due deserti, ha poi contribuito a renderla impermeabile a influssi esterni. Non a caso, entrò in crisi a partire dall’inizio del I millennio a.C. quando cominciarono a filtrare nella valle del Nilo culture esterne come quella libica e quella nubiana.

D: Quando iniziò il processo formativo della civiltà egizia?

R: La nascita di una civiltà con caratteri distintivi (manufatti, religione e usanze funerarie) risale all’inizio del IV millennio a.C. Questa fase “preistorica” dura un millennio e precede la vera e propria civiltà faraonica, caratterizzata da uno stato unitario che si suole far cominciare con la comparsa delle prime testimonianze scritte, intorno al 3150 a.C. Permane ancora la tendenza di separare la preistoria dalla fase storica attribuendo erroneamente a quest’ultima un’origine improvvisa. È un po’ come volere dire che un adulto è un’entità diversa dal bambino dal quale si è sviluppato. […]