Nuova vita per il Re dei Vasi Fra Greci ed Etruschi

Vaso Francois a Firenze

Archeologia Viva n. 190 – luglio/agosto 2018
pp. 66-74

di Stefania Berutti, in collaborazione con Mario Iozzo

Il celebre Vaso François capolavoro dell’arte ceramica greca protagonista delle Collezioni Granducali fiorentine si presenta con un allestimento rinnovato che gli consente di comunicare al grande pubblico il suo complesso messaggio culturale

«Senza chiedervelo, ho già cercato di convincere Migliarini a lasciare il Gran Vaso, ma temo che sarà impossibile, perché ormai la sua fama è così diffusa che né il Granduca, né il governo permetteranno che lasci il Paese».

Nel maggio del 1845, con tali parole, Alessandro François rende partecipe la contessa Giulia Sergardi, per conto della quale egli sta conducendo ricerche archeologiche nella località di Fonte Rotella, tre chilometri a nord di Chiusi (Si), delle trattative in ponte con Arcangelo Michele Migliarini, il conservatore dei Monumenti della Regia Galleria, cioè degli Uffizi.

Il Gran Vaso è il cratere attico a figure nere che nell’agosto dello stesso 1845 sarà acquistato dal granduca Leopoldo II di Toscana per la cifra di 500 zecchini d’oro, una cifra piuttosto ingente per l’epoca. Alessandro François (1796-1857), fiorentino, delegato al vestiario militare nel Commissariato di Guerra del Granducato, era un colto appassionato di studi storici e ricerche archeologiche (qualche anno più tardi, presso Vulci, scoprirà la splendida tomba etrusca dipinta che sempre da lui ha preso nome).

Nel 1844 e nel 1845 conduce approfondite indagini nella necropoli etrusca di Fonte Rotella e si imbatte nel «Gran Sepolcro», come lo stesso François chiama una vasta struttura funeraria del VI sec. a.C. costituita da ben dodici camere e celle, articolate attorno a vestiboli e un corridoio.

Qui egli trova vasi greci ed etruschi, la testa in marmo di una tigre con fauci spalancate e, nella camera principale, oltre seicento frammenti di un cratere, tipo di vaso che nel mondo antico era utilizzato per mescolare acqua e vino da distribuire ai partecipanti al simposio. Questo cratere entrerà ben presto nella letteratura archeologica e sarà associato al nome del suo scopritore. […]