Archeologia Viva n. 190 – luglio/agosto 2018
pp. 30-40
di Anna Maria Tunzi
Straordinari risultati in Puglia dalle ricerche di archeologia preventiva condotte per l’installazione di pale eoliche e metanodotti
Sui monti della Daunia agricoltori e pastori del Neolitico hanno lasciato testimonianze finora uniche di gruppi transumanti che nei periodi di attività in altura ebbero anche modo di seppellire i loro morti con rituali complessi e in tombe elaborate
Remoto e suggestivo angolo della Puglia settentrionale prossimo ai confini con Campania e Molise, il piccolo comune di Biccari insiste nell’areale dei monti Dauni, inesplorato e quasi sconosciuto prima dei numerosi interventi di archeologia preventiva curati dalla Soprintendenza per il proliferare dell’eolico e per la costruzione dei metanodotti, e che ora sta rivelando quanto le comunità del Neolitico siano state attive nella regione.
Dopo dolci ondulazioni tra la pianura interna e la prima fascia di alture, il territorio, proprio nei pressi di Biccari (provincia di Foggia) si fa alto e il paesaggio si trasforma in profili collinari allungati e glabri, erosi dal vento, lo stesso che ora muove le gigantesche pale eoliche.
Su queste “colline del vento” i risultati delle indagini rivelano palinsesti culturali, sistemi insediativi e strategie economiche di assoluto rilievo per la preistoria mediterranea.
Le tracce che affiorano della vita e dei rituali funerari rivelano, con non comune evidenza, le capacità dei contadini e pastori neolitici dell’antica Puglia settentrionale di sfruttare le peculiarità di un territorio sostanzialmente diverso da quello, più noto e propriamente stanziale, del Tavoliere. Sulle colline salivano in piccoli nuclei dalle sottostanti pianure nei mesi caldi. D’altronde le incessanti raffiche di vento avrebbero reso impossibile la permanenza in altri momenti.
Per circa mille anni (stando ai limiti cronologici forniti dalle datazioni calibrate al C14, riportate nel presente articolo), fra VI e V millennio a.C., stagionali soggiorni comportarono l’edificazione di strutture di ricovero e impianti produttivi, e anche di tombe per quanti abbandonarono la vita durante le trasferte. Serra di Cristo e Femmina Morta sono i toponimi con cui si identificano due di questi siti neolitici “minori”. […]