Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 169 – gennaio/febbraio 2015

di Piero Pruneti

L’articolo di Paolo Brusasco in questo numero ci presenta una situazione dei beni culturali nel Vicino Oriente altamente drammatica. Assistiamo per l’infinitesima volta a un comportamento distruttivo dell’uomo – innescato da motivazioni etniche, politiche e religiose, dove potrebbero trovare materia eserciti di psicanalisti – che mira ad annientare la vita del “nemico” e insieme la sua memoria storica, rappresentata appunto dal patrimonio culturale. Nello sfogo incontrollato di questo istinto, che porta a una violenza brutale “giustificata” dall’ideologia, “l’uomo tecnologico dello smartphone sempre appresso”, nella sua natura profonda, non sembra aver fatto passi avanti rispetto a quando usava la clava. La considerazione potrebbe far perdere la speranza, che invece ha motivo di resistere. Infatti, accanto all’umanità che distrugge, ce n’è un’altra che costruisce. Migliaia di giovani corrono dietro ai profeti dell’odio, ma ce ne sono altrettanti e forse più che lavorano sul versante opposto. Se vogliamo, è la lotta irrisolta fra il Bene e il Male… Chi vincerà? Vale la pena, nei momenti bui, ricordare le figure luminose e, possibilmente, seguirne l’esempio. I lettori ricorderanno un collaboratore della rivista, Fabio Maniscalco, un profeta disarmato, morto nel 2008 a quarantatré anni quasi sicuramente per gli effetti dell’uranio impoverito usato nella guerra di Bosnia-Erzegovina, dove Maniscalco era stato militare a capo di un reparto che aveva il compito di catalogare e salvaguardare il patrimonio di quel paese, all’epoca (1992-95) investito da un’altra ventata di follia collettiva. La sua è stata una vita di lotta per il rispetto della memoria dei popoli dovunque essa fosse minacciata, richiamando sempre le convenzioni internazionali in materia, che pure esistono. Distruggere e ricostruire, ricostruire e distruggere… È un destino infame a cui non ci vogliamo arrendere. Meglio continuare a battere il ferro con caparbietà, come sapeva fare il nostro “maniscalco”.

Piero Pruneti 

direttore di “Archeologia Viva”