Archeologia Viva n. 211 – gennaio/febbraio 2022
pp. 52-61
di Martina Rodinò e Francesco Tanganelli
A Roma non era facile guadagnarsi lo status di adulto e non solo per via dell’alta mortalità infantile
L’infante – colui che non parla – non era considerato un essere umano a pieno titolo e sin dalla più tenera età doveva sopravvivere in una società dove quasi sempre il destino era segnato dalla nascita
Ma… ricchi o poveri che fossero tutti i bambini allora come oggi amavano giocare ed essere coccolati
Plinio il Vecchio ricorda che non era usanza cremare un essere umano a cui non fossero ancora spuntati i denti. A Roma, un neonato con meno di quaranta giorni non poteva essere sepolto in una necropoli poiché considerato solo una vis vitalis, una mera forza vitale, a cui la legge conferiva riconoscimenti minimi. Solo il tempo e l’educazione lo avrebbero trasformato in un individuo… parlante e sociale.
Infans, l’infante, è ‘colui che non parla’ e che diverrà un membro della società solo quando sarà in grado di relazionarsi a essa attraverso le parole. I primi giorni di vita erano i più difficili.