Archeologia Viva n. 153 – maggio/giugno 2012
pp. 16-26
di Alessandro Mandolesi
L’immensa risonanza delle gesta eroiche descritte nell’Iliade e nell’Odissea raggiunse anche l’Occidente mediterraneo
determinando una forte spinta all’emulazione di usi e comportamenti extra-ordinari fra le classi privilegiate delle popolazioni etrusche e tramite queste fra i principi celtici
A partire dall’VIII sec. a.C. l’affermazione delle aristocrazie etrusche e italiche coincide con l’accoglimento di modi di vivere greci e vicinorientali, e di rituali eroici diffusi attraverso la conoscenza dei poemi di Omero.
Le famiglie etrusche più agiate stabiliscono con i Greci e i Levantini giunti nel Tirreno – in primo luogo Euboici e Fenici arrivati sulle coste campane – rapporti così intensi da assorbirne presto alcuni modelli culturali.
Con l’introduzione della scrittura, l’adozione di diverse forme cerimoniali e la diffusione di un’ideologia eroica, si afferma infatti un nuovo stile di vita aristocratico, che muterà profondamente la fisionomia delle società italiche.
I poemi omerici non ricordano direttamente gli Etruschi (Tyrrhenoi per i Greci), ma in Etruria grande fascino esercitarono le vicende connesse alla conquista di Troia e all’avventuroso viaggio di Ulisse.
Dell’Iliade e dell’Odissea colpiscono le storie e i costumi dei guerrieri-eroi e le descrizioni delle corti del Mediterraneo. Con il termine “omerico” si può quindi etichettare in Etruria – con le dovute diversità locali – tutto ciò che richiama le abitudini e le celebrazioni adottate dalla nobiltà descritta da Omero.
Fra VIII e VI sec. a.C. assistiamo in Italia a un’omologazione delle manifestazioni, soprattutto funerarie, connesse a personaggi eminenti all’interno delle singole comunità, superando ogni differenza etnica. Il modello di riferimento è quello dell’eroe-guerriero canonizzato dall’epica, che in Etruria assume il carattere del progenitore mitico. […]