Acqua traiana: alla fonte di un acquedotto celebre Idraulica romana

Acqua traiana: alla fonte di un acquedotto celebre

Archeologia Viva n. 150 – novembre/dicembre 2011
pp. 38-46

di Lorenzo Quilici

Dal lago di Bracciano portava l’acqua in Trastevere ma dove si trovassero le copiose sorgenti rimaneva un mistero: ora sono state individuate nell’antro di Madonna della Fiora monumentalizzate da uno scenografico ninfeo dimenticato per molti secoli nel folto della vegetazione

Recenti indagini condotte lungo il lago di Bracciano hanno portato al riconoscimento del caput aquae dell’Acquedotto Traiano, cioè della sorgente dalla quale principiava uno dei più importanti acquedotti di Roma antica, ma anche della città medievale e moderna: anche i papi ne ebbero particolare cura, in quanto fu portato a servire il complesso della basilica di S. Pietro. Fu il penultimo degli undici grandi acquedotti di Roma, fatto costruire da Traiano a sue spese e inaugurato nel 109 d.C.

Da Bracciano, con un percorso di 32 chilometri e mezzo, l’acquedotto raggiungeva il Gianicolo, entrando in città dove l’imperatore Aureliano costruì poi Porta Aurelia (oggi porta S. Pancrazio).

Riforniva d’acqua il Trastevere, che fin dall’inizio dell’età imperiale si era sviluppato come uno dei quartieri più popolosi della città, ma era rimasto poco servito dai grandi acquedotti.

Questi infatti venivano tutti dalla sinistra del Tevere, dalla regione di Tivoli e dei Colli Albani, salvo l’Alsiatino, che però non recava acqua potabile dovendo rifornire la naumachia (dove si svolgevano gli spettacoli delle battaglie navali).

A partire dal III secolo l’Acquedotto Traiano, con un impianto che costituì un vero modello preindustriale, sfruttò il balzo di quota offerto dal Gianicolo (quasi 70 metri), per fornire la forza idraulica a una catena di molini da grano, costruiti in serie lungo quella pendice.

Troncato da Vitige durante l’assedio gotico nel 537, poco dopo fu restaurato dal generale bizantino Belisario; troncato ancora dai Longobardi nel 752, fu restaurato da papa Adriano I nel 772 e quindi da Gregorio IV poco prima della metà del IX secolo; danneggiato nell’assalto dei Saraceni dell’846, fu ancora restaurato poco dopo da Nicola I. […]