Con i lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 230 – marzo/aprile 2025
di Piero Pruneti

Leggendo l’articolo dei colleghi del-l’Accademia delle Scienze Russa – con i quali AV collabora da anni per dare voce ad antiche realtà che per vari motivi rimarrebbero non comunicate nel cosiddetto mondo occidentale – vengono spontanee delle domande. Chi fa davvero storia? Gli imperatori, gli statisti più o meno lungimiranti, i grandi scienziati… Sono questi che fanno il bello e il brutto, e tutti gli altri – gli anonimi abitanti del pianeta – sono semplici comparse? Presenze “inutili”? So di porre un quesito non troppo originale.

Fra l’altro l’ultimo libro di Angelo Panebianco, “Principati e repubbliche. Azioni individuali e forme di governo” (il Mulino) affronta il tema in modo magistrale. Ma lo spunto di riflessione rimane. Uno dei fondatori dell’archeologia medievale, Riccardo Francovich, li chiamava “i muti”, quelli la cui esistenza passa inosservata (quindi inutile?).

L’articolo a cui accennavo riguarda un’antica popolazione, archeologicamente i “Ryazano-Oka”, che per diversi secoli della nostra era visse lungo le rive di un affluente del Volga sviluppando una cultura molto circoscritta di cui oggi non sapremmo niente se per puro caso non se ne fossero scoperte le sepolture.

Le indagini sui resti organici hanno consentito addirittura di riavere i coloratissimi abiti di questa gente naufragata senza testimoni nell’oceano agitatissimo della storia. Ora, sulle pagine della nostra rivista, li rivediamo questi “Ryazano-Oka”, ma avremmo anche potuto perderli definitivamente. E allora torno alla mia domanda: se Alessandro o Giulio Cesare non fossero esistiti forse il mondo in cui viviamo sarebbe diverso.

Ma se non fossero esistiti i “Ryazano-Oka” oppure tanti altri popoli scomparsi senza nemmeno lasciarci un nome? E per finire, la domanda delle domande: se non esistessi neppure io, infinitesimo terrestre del XXI secolo, qualcosa cambierebbe? Ognuno risponda come crede meglio…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”