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Antica Bisenzio: ora anche una necropoli

28 marzo 2025


di Andrea Babbi

Monte Bisenzio, “Bisenzo” nei documenti storici, è un promontorio che si erge sulla sponda del Lago di Bolsena, quattro chilometri a nord della moderna Capodimonte in provincia di Viterbo.

Monte Bisenzio, i campi circostanti e il lago da sud (© The Bisenzio Project, A. Babbi)

Un importante abitato

A cavallo tra il II e il I millennio a.C. in questo distretto fiorì un’intraprendente comunità protourbana che – per i ricchi corredi funebri e l’ampia estensione dell’abitato – è considerata alla stregua di ben più rinomati centri dell’Etruria meridionale come Vulci, Tarquinia, Cerveteri, Veio e Orvieto. Nonostante le ricerche condotte tra ‘800 e ‘900, la conoscenza del sito si basava fino a pochi anni fa su una documentazione asistematica e parziale. Molti, dunque, i punti oscuri e le domande scientifiche che ancora attendevano una risposta.

Una fase dello studio antropologico fisico dei reperti scheletrici umani (© The Bisenzio Project, E. Merlino)

“The Bisenzio Project”

Un nuovo progetto, condotto da un’équipe internazionale diretta dallo scrivente, grazie al riesame delle vecchie scoperte e alla realizzazione di nuove ricerche, sta finalmente ridisegnando il quadro interpretativo del sito con numerosi spunti per una rivisitazione della  lettura storico-sociale della regione tra secondo millennio e quinto secolo a.C.

Una comunità attiva già nel VI sec. a.C.

Con le campagne di ricerca 2022 e 2023 si sono raccolti indizi inequivocabili di una vitalità del tutto inaspettata della comunità durante il VI sec. a.C. Sono stati infatti documentati: un’imponente infrastruttura verosimilmente portuale, oggi completamente sommersa e riflesso di una intraprendenza commerciale e di un controllo delle vie d’acqua che solcavano il Lago di Bolsena; dei contesti stratigrafici di natura residenziale in un’area ritenuta usualmente funeraria, indizio dunque di una maggiore ampiezza dell’abitato; un piancito viario e un ulteriore tumulo in area di necropoli, esito di una razionalizzazione dello spazio suburbano e della capacità di alcune famiglie di auto-rappresentare la propria preminenza attraverso strutture funerarie monumentali.

Studi e sorprese dal “fossato”

Nel 2024 le ricerche su campo hanno avuto il duplice obiettivo di confermare o smentire l’esistenza in contrada “Olmo Bello” di un imponente “fossato” e di portare in luce un distretto di necropoli auspicabilmente non devastato dagli interventi clandestini.

I due margini del taglio del ‘fossato’ e il riempimento con schegge e grandi massi del substrato geologico (© The Bisenzio Project, A. Babbi)

Nuove ipotesi

Del “fossato” non solo sono stati individuati i margini portati in luce già nel secolo scorso, ma è stato possibile ipotizzarne una maggiore estensione. Inoltre, la co-assialità delle evidenze rafforza l’ipotesi di una loro funzione come delimitazione e, forse, protezione dell’insediamento.

Scavo archeologico di uno dei contesti tombali (© The Bisenzio Project, A. Babbi)

Sepolture “parlanti”

In un distretto limitrofo sono state portate in luce alcune sepolture databili tra VIII e inizi V sec. a.C. I rituali inumatorio e crematorio erano associati a strutture rispettivamente a fossa semplice o a sarcofago litico, e a pozzo con cista litica.
Se i corredi dei contesti più profondi erano perfettamente conservati, anche quelli delle sepolture più superficiali alterate dai successivi lavori agricoli, erano largamente preservati.

Pulitura di un piccolo vaso bronzeo da una delle sepolture (© The Bisenzio Project, A. Babbi)

L’esistenza di un forte legame, forse parentale, tra i titolari di almeno tre sepolture si è dedotta dalla loro prossimità o addirittura sovrapposizione spaziale, nonché dai resti di una delimitazione litica dell’area.

Classi socialmente organizzate

La conferma dell’esistenza di un’infrastruttura verosimilmente difensiva e il sorprendente dato di una sua maggiore estensione inducono, insieme con le scoperte di questi ultimi anni, a riconsiderare la capacità di iniziativa e coordinamento delle classi socialmente preminenti di Bisenzio.

Una fase dello studio genetico dei reperti scheletrici umani (© The Bisenzio Project, I. Cardinali)

Micro e macro storie 

L’analisi dei corredi e le indagini sui reperti osteologici, tra cui una deposizione ottimamente conservata, sono il primo passo verso la creazione di una banca dati imprescindibile per ricostruire, grazie alle microstorie dei singoli individui, la macrostoria della longeva comunità di Bisenzio descritta usualmente come composita perché di frontiera.

Andrea Babbi
ISPC-CNR Roma
LEIZA Mainz

 


Le campagne di scavo archeologico stratigrafico sono avvenute in regime di concessione ministeriale e grazie al supporto economico della Fritz Thyssen Stiftung. Le ricerche, svolte sotto l’egida dell’Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale del CNR (ISPC) e del Leibniz-Zentrum für Archäologie di Mainz (LEIZA), grazie a numerose collaborazioni scientifiche (per es. Johannes Gutenberg-Universität Mainz), e al supporto logistico del Comune di Capodimonte (VT), del Gruppo Corvi – Concessionario Toyota e della Sezione Capodimonte di Archeotuscia, hanno visto la partecipazione di giovani archeologi, antropologici fisici e restauratori provenienti da diversi paesi europei, dalla Svizzera e dal Regno Unito.


In apertura: Bisenzio, Campagna 2024. Antropologa fisica e genetista al lavoro (© The Bisenzio Project, A. Babbi)