Incontro con Daniele Federico Maras La voce della storia

Archeologia Viva n. 231 – maggio/giugno 2025
pp. 76-77

Intervista di Giulia Pruneti

«L’archeologia etrusca è strettamente legata all’identità italiana»
«Solo in Etruria la donna era un soggetto giuridico attivo»
«Considerare i reperti senza il loro contesto non serve a niente»
«I beni culturali non sono beni di consumo»
«Dirigere il Museo archeologico di Firenze? Un sogno che si avvera»

Quel museo, che da piccolo chissà quante volte avrà percorso in lungo e largo col naso attaccato a quelle (ahimè) polverose vetrine di allora, adesso è sotto la sua direzione e l’etruscologo Daniele Federico Maras non nasconde un certo orgoglio. Di fatto sarà lui a inaugurare il nuovissimo corso del Museo archeologico nazionale di Firenze grazie al progetto di restauro che lo restituirà all’Italia intera nel 2026 finalmente al passo coi tempi.

La Maras filosofia? «Il nuovo Museo avrà sezioni di dimensioni ragionevoli, dovrà bastare un’ora per visitarle… così ci si vorrà tornare presto e volentieri…». Romano, classe 1973, Maras si è laureato in etruscologia alla Sapienza.

Come funzionario archeologo presso la SABAP per l’Etruria Meridionale è stato responsabile della tutela dei Castelli Romani e poi dei territori di Veio, di Formello e Campagnano, dell’Agro Falisco, di Sutri, Nepi e Monterosi, di Monteromano e Tarquinia. Dal 2024 è direttore del Museo archeologico nazionale di Firenze, ora dotato di autonomia speciale. 

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