7 luglio 2025
di Roberto Dan – ISMEO
Si è appena conclusa la terza campagna della missione archeologica congiunta armeno-italiana nel sito di Shamiram, nella regione di Aragatsotn in Armenia, sotto la direzione di Varduhy Melikyan (IAE NAS RA) e Roberto Dan (ISMEO).
Foto aerea del sito di Shamiram con la porzione dell’abitato fortificato e, nella parte inferiore, il grande tratto della cinta muraria urartea (Muro 5)
Oltre 5.000 tombe
Situato su un pianoro roccioso naturalmente difeso, Shamiram è uno dei più vasti e importanti complessi archeologici dell’intero paese, al centro di un paesaggio segnato da oltre cinquemila tombe e da un sistema difensivo monumentale articolato in almeno sei cinte murarie, tutte pluristratificate, di cui una sicuramente attribuibile al regno di Urartu. Il progetto, che coinvolge istituzioni accademiche dei due paesi, sta profondamente trasformando la conoscenza delle dinamiche storiche e insediative tra la formazione del regno urarteo e la successiva espansione achemenide.
Veduta aerea dell’area di scavo presso il margine occidentale della fortificazione urartea. L’estesa area di scavo, pari a 370 metri quadrati, ha permesso l’esposizione di un ampio tratto della cinta muraria urartea, comprendente una torre e uno dei contrafforti. Addossati e sovrapposti alle strutture urartee sono visibili i numerosi edifici delle epoche successive.
La necropoli e la fortificazione
Le indagini del 2025 si sono concentrate su due fronti principali: la necropoli e il circuito fortificato di epoca urartea. Nella vasta area funeraria a est del pianoro fortificato è stata avviata l’esplorazione della più monumentale tra le tombe individuate, di oltre 10 metri di diametro, non ancora conclusa ma già rivelatasi di straordinario interesse.
Tombe e menhir
La sepoltura è delimitata da tre circuiti di pietre tra loro concentrici, al centro dei quali si apre una grande camera funeraria inviolata e un deposito votivo che potrebbe contenere decine di vasi ed elementi di tipo rituale. Un menhir, di oltre due metri di altezza, probabilmente posto in origine al centro del tumulo, è stato rinvenuto caduto sopra la struttura. Si tratta di una scoperta unica per l’Armenia, destinata a far luce su rituali funerari e forme del paesaggio sacro tra l’età del Ferro e le fasi successive.
Il forno di epoca post-urartea realizzato presso l’angolo ovest della torre, destinato ad attività alimentari, ha restituito importanti evidenze archeobotaniche
Uso e riuso
Parallelamente, è proseguito lo scavo di uno dei tratti meglio conservati della cinta di fortificazione di epoca urartea, lunga circa 320 metri e identificata per la prima volta nel 2024. Le indagini si sono concentrate sulla torre occidentale del circuito, la meglio conservata, che ha restituito risultati eccezionali. In epoca post-urartea, infatti, la torre fu riutilizzata come base per una serie articolata di edifici, databili dall’età orontide-achemenide fino al XIV sec. d.C.
Archeologi intenti nello scavo e nella documentazione della complessa stratigrafia del sito
Sempre abitata
Su un’area di circa 370 metri quadrati sono emersi resti di strutture addossate su tutti i lati della torre e delle mura, oltre a un edificio pluristratificato impostato direttamente sopra la struttura urartea. Le stratificazioni documentano una continuità insediativa di lunghissima durata e un’evoluzione architettonica che attraversa oltre due millenni. L’obiettivo della missione non è solo riportare alla luce una delle più vaste fortificazioni urartee sinora note, ma anche valorizzare la complessità storica di Shamiram come crocevia politico, rituale e culturale dell’Armenia antica.
Nuova luce sul Caucaso
Le nuove scoperte, per complessità stratigrafica e portata storica, restituiscono a Shamiram un ruolo di primo piano nella riflessione sull’evoluzione politico-insediativa del Caucaso meridionale, dall’età del Ferro al tardo medioevo, contribuendo in modo decisivo a ridefinire le traiettorie storiche della regione.
Immagine zenitale della grande sepoltura, del diametro superiore ai 10 metri, attualmente in fase di scavo. Sulla sinistra si nota il grande menhir, spostato all’esterno dell’area tombale per consentire l’esplorazione completa delle strutture
In apertura: veduta delle strutture emerse al termine dello scavo in connessione con la torre urartea