1 dicembre 2025
Testo Davide Nadali
Sapienza Università di Roma
Si sono concluse le indagini 2025 della Missione archeologica taliana a Nigin (Mesopotamia meridionale – Iraq) di Sapienza Università di Roma.
Già a partire dal 2016 esse avevano interessato il tumulo centrale, fornendo informazioni sugli strati di occupazione tra i primi secoli e la fine del III millennio a.C. (fino al periodo del regno di Gudea di Lagash e dei sovrani della Terza Dinastia di Ur). Mentre i testi in cuneiforme dei sovrani della Prima e Seconda Dinastia di Lagash documentano l’antica compagine politica e registrano diversi edifici nella città di Nigin, le prove archeologiche erano finora piuttosto limitate.
Complessa stratigrafia architettonica
Lo scavo della collina ha messo in evidenza una lunga occupazione, con una fase importante nella prima metà del III millennio a.C., ovvero nel periodo di sviluppo del cosiddetto urbanesimo incipiente, fenomeno storico noto come Seconda Urbanizzazione. A questa fase corrisponde un edificio in mattoni crudi che ha avuto almeno tre momenti di vita nei primi secoli del III millennio a.C. L’ampliamento dello scavo ha confermato la lunga durata di questo complesso, con il continuo rifacimento delle strutture murarie e dei piani pavimentali, direttamente sopra le rovine degli edifici più antichi, e gettate di cenere e materiale ceramico per livellare il piano della nuova costruzione. È possibile riconoscere un ampio spazio antistante il largo ingresso, una sorta di piazza che poi è stata ridotta con la costruzione di strutture murarie a delimitare più ambienti che, a loro volta, sono stati tagliati da un imponente muro in mattoni crudi.
Una città nella laguna
È noto che l’antica Nigin si trovava in un ambiente di acque dolci (fiumi e canali) e salate (mare). Non è casuale che la dea poliade della città, Nanshe, fosse nota come “signora degli uccelli e dei pesci” che popolavano le acque della laguna. L’attività di pesca era fiorente, come conferma il rinvenimento di numerose lische di pesce e di un amo in bronzo. A tale proposito, il contenuto del primo documento amministrativo, trovato in una stanza dell’edificio, riporta ingenti quantitativi di specie ittiche, con l’annotazione di cinquecento contenitori in vimini utilizzati per il trasporto e la conservazione del pescato. Questo dettaglio è interessante perché è confermato dal rinvenimento di numerosi resti di lische, nonché di sigillature in bitume con le impronte della trama in vimini e delle corde che dovevano chiudere questi contenitori.
“Redditi” dall’attività di pesca
Lo sviluppo di un’architettura complessa e la gestione amministrativa di entrate di pesci che dovevano essere conservati in magazzini e poi consumati e redistribuiti, magari in occasioni di festività religiose per la dea Nanshe, testimoniano la rapida crescita di Nigin nel periodo cruciale di formazione della cultura urbana dell’antica Mesopotamia all’inizio dell’età del Bronzo.



