Archeologia Viva n. 235 – gennaio/febbraio 2026
di Piero Pruneti
Con questo numero fanno quarantacinque anni. Così Archeologia Viva si pone fra i più longevi organi di stampa nazionali rivolti alla divulgazione di contenuti scientifici. Perché di Archeologia Viva ci si può fidare, in una realtà comunicazionale sempre più esposta alla sommarietà del web e alle insidie delle fake news, ora rese ancor più credibili dall’efficacia dell’intelligenza artificiale. I nostri lettori l’hanno capito da tempo, e noi per essere attendibili ci mettiamo la faccia e il ruolo, dal direttore ai redattori, a chi firma gli articoli. Archeologia Viva si può leggere come colto passatempo, ma i contenuti consentono di affrontare un esame universitario… Non so quante testate rivolte al grande pubblico possano dare garanzie in tal senso.
Il 45° anno di AV comincia bene, con una bella sorpresa per chi ci segue, che consiste in un aumento del numero delle pagine, da 80 a 96. Più pagine, più contenuti. Anche la copertina è cambiata: più consistente e adatta a portare la rivista fuori dal salotto… Qualcuno dirà perché non ci avete pensato prima? La risposta sta tutta nel precario stato di salute dell’editoria quotidiana e periodica, ben verificabile dal numero delle edicole in continua riduzione.
Pubblicare una rivista – specialmente se di elevata qualità grafica e se nel novero delle testate “serie” – è molto pericoloso (economicamente) per un editore. Si fa presto ad accumulare disavanzi. Archeologia Viva, figlia di un editore fra i più solidi e impegnati d’Italia, ha saputo resistere, mettendosi anzi nella posizione, ora, di migliorare la propria offerta.
Poco spazio rimane per parlare degli articoli di questo numero, ma direi che possono presentarsi da soli per la varietà dei contenuti, la forza dei testi e la qualità eccezionale dell’apparato iconografico. È stato detto che ogni popolo ha il governo che merita (di questo non sono certo fino in fondo). Senz’altro i nostri lettori hanno la rivista che meritano.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”
