Pastori “calabresi” nell’età del Bronzo

29 dicembre 2025


Una comunità di pastori, oltre 3.500 anni fa, in piena età del Bronzo, sui monti dell’Orsomarso, in Calabria, racconta la propria storia grazie al DNA antico e alle datazioni al radiocarbonio effettuate dal Centro di Fisica Applicata, Datazione e Diagnostica (CEDAD) del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università del Salento. Lo studio, pubblicato su Communications Biology, ricostruisce la struttura genetica, le relazioni di parentela e alcuni aspetti della vita quotidiana di una piccola comunità protoappenninica nella Grotta della Monaca (Sant’Agata d’Esaro – Cs) tra circa il 1780 e il 1380 a.C.

Affinità genetiche fra Calabria e Sicilia

La ricerca è frutto di una collaborazione internazionale guidata dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia e dall’Università di Bologna, con il coinvolgimento del CEDAD dell’Università del Salento per la parte di datazione radiocarbonica. Grazie alle più avanzate tecniche di analisi genomica su resti umani, lo studio rileva che la comunità di Grotta della Monaca presenta una forte affinità genetica con le popolazioni della prima età del Bronzo della Sicilia, pur distinguendosi per l’assenza di contributi genetici “orientali” rilevati invece in coeve comunità siciliane.


L’apertura di Grotta della Monaca su una parete dei monti Orsomarso.

Parlano gli esperti

«I campioni ossei sono stati trattati nei laboratori chimici del CEDAD, presso i quali è stata estratta la frazione di collagene e preparati i target di grafite necessari alle misure con spettrometria di massa con acceleratore, che hanno permesso di collocare con precisione tra il 1780 e il 1380 a.C. l’utilizzo funerario della cavità» spiega Marisa D’Elia, responsabile dei laboratori chimici del Centro.

«Questo lavoro è un esempio di come le tecniche della fisica applicata, in particolare la spettrometria di massa con acceleratore per la datazione con il radiocarbonio – sottolinea Lucio Calcagnile, fondatore e direttore del CEDAD – siano strumenti ormai imprescindibili per le scienze del passato». «La serie di datazioni ottenute a Lecce è stata essenziale per ancorare nel tempo le evidenze genetiche e archeologiche e definire la finestra cronologica in cui questa comunità ha vissuto e utilizzato la grotta come luogo di sepoltura» commenta Gianluca Quarta, ordinario di Fisica applicata al Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università del Salento.


Reperti ossei appena messi in luce in Grotta della Monaca.

Legami di parentela

Le analisi radiocarboniche effettuate al CEDAD su ossa umane provenienti da diversi settori della Grotta della Monaca confermano un uso concentrato dell’antro come necropoli nella Media età del Bronzo, con la maggior parte dei resti collocati nell’area interna. L’integrazione tra cronologia assoluta, dati archeologici e genomi antichi ha permesso di riconoscere una comunità di dimensioni ridotte, con marcati legami di parentela e un’organizzazione funeraria probabilmente strutturata per sesso ed età, con prevalenza di donne e individui immaturi (individui nei quali non è giunta a completa maturazione la crescita scheletrica; sostanzialmente persone fino ai 18/20 anni di età).

Padre e figlia “sposi”

Mediante tecniche avanzate di genomica, i ricercatori hanno identificato nella comunità un caso di consanguineità estrema mai documentato prima in un contesto archeologico dell’età del Bronzo. Un giovane maschio presenta un profilo genetico compatibile con l’unione riproduttiva tra parenti di primo grado. Le analisi di parentela mostrano che il padre è un adulto sepolto nello stesso settore funerario, mentre la madre doveva essere una figlia dello stesso individuo.


All’Università del Salento impianto tecnologico del CEDAD per le datazioni radiocarboniche.

Dinamiche demografiche nel Mediterraneo

Oltre a illuminare la storia di una singola comunità montana, lo studio contribuisce a colmare un’importante lacuna nei dati genetici antichi dell’Italia meridionale, area chiave per comprendere le dinamiche demografiche del Mediterraneo centrale tra Neolitico ed età del Bronzo. Per l’Università del Salento questo risultato conferma il ruolo del CEDAD come infrastruttura di riferimento internazionale per la datazione e la diagnostica applicate ai beni culturali.

(Nella foto di apertura dell’articolo vediamo l’interno di Grotta della Monaca durante gli scavi)

Immagini della grotta: F. Larocca – Archivi centro di ricerca “Enzo dei Medici”