Archeologia Viva n. 126 – novembre/dicembre 2007
pp. 18-29
a cura di Giuditta Pruneti
Prima della romanizzazione in quel vasto e difficile territorio che si definisce “area balcanica” fra il Danubio con gli affluenti Drava e Sava il Mediterraneo e il mar Nero molti popoli seminomadi e stanziali si incontrarono e scontrarono tessendo una rete di rapporti commerciali e culturali su scala europea a partire dai contatti con i Greci
Ora una grande mostra con reperti dal Museo di Belgrado ricostruisce una trama storica quasi sconosciuta
A partire dall’VIII sec. a.C., nel bacino dell’alto e medio Danubio, si diffonde la cultura di Hallstatt, così denominata dalla località austriaca dove nel 1846 venne riportata in luce una grande necropoli.
La fase più riconoscibile della cultura di Hallstatt, corrispondente in Europa centrale e occidentale alla prima età del Ferro, databile tra IX e V sec. a.C., è contraddistinta da tombe aristocratiche coperte a tumulo, spesso con ricchissimi corredi di guerrieri.
Sono corredi “principeschi”, in gran parte composti da oggetti che richiamano il prestigio sociale e la potenza militare del defunto e che, al tempo stesso, attestano una fitta rete di traffici di beni di pregio tra l’area danubiana, il Mediterraneo e il mare del Nord, con un contributo locale di manodopera specializzata nella realizzazione e decorazione di oggetti di materiali metallici quali bronzo, argento e oro.
Una cultura, quella di Hallstatt, che molto si avvicina a quanto è stato ritrovato in altre tombe monumentali a tumulo, i kurgan dell’Ucraina, o nelle tombe proto-etrusche nella Toscana meridionale e a Verucchio, nei pressi di Rimini, espressione di una diffusa rete di villaggi fortificati con una casta dominante in possesso del potere militare e religioso, che nel “palazzo” svolgeva tutte le attività connesse ai propri interessi, nella maggior parte dei casi coincidenti con quelli del territorio controllato.
Questi “principi”, capi-tribù, certamente impegnati in pubbliche cerimonie, riti religiosi (a protezione della comunità) e funerari e in rapporto con i commercianti carovanieri (dapprima quasi esclusivamente greci), ai quali veniva offerto il meglio della produzione locale in cambio di beni di lusso e tecnologie avanzate, avevano come ruolo primario quello di proteggere e mantenere le proprie terre, in un alternarsi continuo di guerra e pace con i potentati vicini.
Le società tribali presenti nelle vaste regioni europee comprese tra la Francia meridionale e la Transilvania, inclusa quindi l’area balcanica, erano sicuramente più complesse di quanto storia e archeologia ci permettano oggi di apprezzare (in quanto culture prive di scrittura e poco dedite alla raffigurazione artistica).
Tuttavia riti, pratiche, credenze religiose e struttura stessa di queste società sembrano essersi diffuse fino alla pianura sarmatica meridionale e in Crimea, grazie anche al contatto di queste popolazioni con la grande civiltà greca. […]